Il Modello Charger “Old Fuel” Limited Edition è esposto nel magnifico ed esclusivo Museo Fisogni, un museo unico al mondo nel settore della distribuzione del carburante, creato da una forte passione e grandi valori del suo fondatore Guido Fisogni.
Guido Fisogni – Il fondatore
“Spinto dalla mia quotidiana occupazione, mi imbattei casualmente nei primi anni Sessanta in una vecchia pompa di benzina Bergomi a pentalitri abbinati, dimenticata, in pessime condizioni, in una cava di sabbia. Immediata fu l’idea di recuperarla e conservarla: da quel momento, per oltre quarant’anni, lavoro e hobby si sono mescolati, consentendomi di iniziare una raccolta che gli esperti dell’arte industriale giudicano unica e particolarmente ricca. […] Recuperare il passato, documentare il progredire della tecnica, conferire una dignità, anche estetica, all’oggetto industriale, troppo disprezzato perché eseguito in serie, sono stati gli obiettivi di questi anni di ricerca appassionata”
Guido Fisogni, fondatore e presidente del Museo Fisogni della stazione di servizio
Questo pensiero, più di ogni altro, rispecchia il valore che assumono oggi gli oggetti dell’industria di un tempo, che vanno a costituire quella che storici e critici dell’arte chiamano “archeologia industriale”. Una definizione valida per tutti i campi, e ancor di più per quello petrolifero, dove il costante rinnovamento tecnico ha portato, in poco più di un secolo, ad una rapida evoluzione, la cui testimonianza è oggi conservata presso il Museo Fisogni, unica realtà italiana – e la più completa al mondo – ad avere conservato distributori e pezzi storici che sarebbero altrimenti andati perduti. Pompe di benzina, grafiche, barili e gadget: oggetti e attrezzature create per fini pratici, che diventano oggi testimonianza di un passato che non c’è più, del frutto del lavoro di persone che hanno contribuito a forgiare il nostro presente. Si tratta in sostanza di quella che alcuni hanno definito “storia delle cose”, che rispecchia la storia del lavoro del ‘900, che è fatta anche di costume, gusto, storia d’impresa e design.
Molti di questi complementi, benché prodotti in serie, nascondono infatti una costante ricerca che tenta da sempre di conciliare l’utilità e la praticità dell’oggetto con la bellezza estetica; ed è proprio questa, verrebbe da dire, la ricerca che anima anche i lavori di recupero e rigenerazione presenti in questo catalogo. Trasformare un barile in un complemento d’arredo, infatti, significa sfruttarne appieno tutte le potenzialità estetiche, cambiandone la destinazione d’uso per restituirgli nuova dignità. I pezzi della nuova linea “artistica”, poi, fanno un ulteriore passo in avanti, trasformando oggetti standardizzati in opere d’arte uniche, facendo del barile una sorta di “tela”, che rende un prodotto un pezzo unico e irripetibile. Un modo alternativo e innovativo, insomma, per tenere viva la memoria del nostro passato industriale, che si affianca ai mantenimenti conservativi dei musei come il Museo Fisogni e che riesce a ridare dignità ad oggetti altrimenti destinati all’oblio (nel caso dell’archeologia industriale, si sa, i musei conservano solitamente solo uno o due pezzi per tipo), diffondendo al contempo nel pubblico una sensibilità più matura e consapevole del valore del nostro passato.
Marco Mocchetti, responsabile del Museo Fisogni della stazione di servizio
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